giovedì 23 settembre 2010

La storia di una chiesa

    
La chiesa di Santa Croce - Surb Khach, (X sec.) sull'isola Akhtamar del lago Van, nell’attuale Turchia orientale, è il monumento armeno dell’antichità più completo che ci sia conservato in quest’area dell’Anatolia più popolata dagli Armeni in passato. E’ il loro simbolo d’appartenenza a queste terre che secondo il trattato di Sevres (1920) furono annesse al territorio della Prima Repubblica Armena per essere poi passate definitivamente ai Turchi col trattato di Kars nel 1921.
 Abbandonata e caduta in rovina, dopo che i suoi fedeli furono massacrati o deportati altrove, la chiesa è stata restaurata nel 2007 dal governo turco. Ma è diventata  un museo: senza croce, né campane, insegne sacre, pastori e fedeli. Alla cerimonia di fine restauro erano invece in gran mostra i ritratti di Mustafa Kemal Atatürk, fondatore del moderno Stato turco. Al patriarca armeno della Turchia che chiedeva di apporre una croce sulla sommità della chiesa restaurata, le autorità turche hanno opposto un rifiuto.
Ed ecco che, dopo 95 anni, il 19 settembre scorso, con l’autorizzazione del governo turco qui  è stata celebrata una liturgia. Invece di 5000 fedeli attesi dalle autorità turche c’è stato solo un migliaio di armeni arrivati in maggior parte da Istambul, ma anche da altre parti del mondo Questo evento che sarebbe potuto diventare un’occasione di avvicinamento fra l’Armenia e la Turchia, col rifiuto di installare la croce, si è trasformato in uno spartiacque tra i già difficili rapporti fra i due paesi.
      
Molti armeni, chiamando l’iniziativa del governo turco uno “show”, hanno boicottato la messa in segno di protesta contro il mancato riconoscimento da parte della Turchia del genocidio del 1915.
I giornalisti armeni che si trovavano sul luogo il giorno della liturgia hanno raccontato che le autorità turche distribuivano agli ospiti stranieri dépliant per divulgare la loro versione distorta sulla città di Van.

2 commenti:

Unknown ha detto...

poteva essere un segno di pace ma e' stata una occasione mancata per una conciliazione

Anonimo ha detto...

Non c'è da stupirsi quando si legge su un "dépliant" dell'UE che Santa Sofia di Costantinopoli è un monumento dell'architettura "turca" (sic!), che un cristiano (armeno, cattolico, ortodosso ecc..) non puo essere funzionario ( insegnante statale, universitario, militare ecc.), che il Patriarca di Costantinopoli deve chiedere il permesso allo stato turco per celebrare la Liturgia . Questo è la "democrazia" di uno Stato che pretende entrare nell'UE!